sabato 17 maggio 2008

learnt your lesson well?




infine S. non mi portò via tutte quelle canzoni che temevo andassero perdute, e il cuore è rimasto all’incirca saldo, e il pensiero di ciò che è stato è solo una puntura di zanzara, fastidiosa, a cui cerco di non pensare; mi procura un’uggia vaga e nel corpo un torpore, passeggiando per i giardini d’estate, quando poso lo sguardo su un passante, sul singolo oggetto che riporta ad un ricordo definito, e da lì un mezzo tumulto, che vinco ma non soffoco, altrimenti dovrei ammettere una condizione di sofferenza che - perlomeno finora - latita. cosa mi rimane e che cosa ho imparato. da lei e dai suoi occhi azzurri che scintillano quando ride e tutto il volto s’illumina, dalla sua bocca carnosa e piena, di desiderio, di parole carine e fiele. cosa tiene impresso degli abbracci solitari tra un amplesso in smart e i nostri gingilli di letto; dei suoi ritardi e le mie borrite, dei luoghi visitati e stampatisi nella mia memoria solo perché c’era lì lei con me, di quando mi baciava senza eccezioni e le parole non erano un tabù, alla maniera dei bambini che dicono tutto quanto passa loro per la testa. frasi e pensieri che vorrei dire con belle parole, perché lei mi apprezzi per tutto quello che le ho dato, che ho cercato di darle, e non abbia smorfie di disappunto al ricordo di me e delle cose condivise, dei pasti porzionati dei quali puntualmente mi spettava la parte più abbondante.S. è una piccola donna che non cresce e non cessa di provare stupore e causa stupore per la sua persona bellissima, crudele a tratti, disarmante. una piccola donna che aspetta la scintilla accesa di luce e fuoco, perché lei non ha paura di rivoluzionare la sua vita, di perdere un’abitudine, di lasciarsi trascinare dalle passioni. lei è colei che incide sulla mia persona e nella mia maniera semplice di vedere il mondo, ed io sono colui che una volta vista la luce, e persala, procede a tentoni nella semioscurità, cercando di mettere in pratica la lezione.

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