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ogni separazione, per me, ha delle grosse ripercussioni tout court sulla mia esistenza: mangio poco e male, sono molto più malinconico, le mie aspettative sul futuro si rabbuiano, ho sempre l'impressione di essere brutto, vecchio, stanco nonché assumo l'espressione di un malato terminale, o di un condannato al patibolo, che poi è la stessa cosa. risalire il baratro. vincere la noia che sempre più spesso si tramuta in angoscia, di giorni tutti uguali su questa terra che lentamente muore. una fotocopia, un copione che ricorre ogni giorno e sai, comincio a pensare che se dormissi di più, più a lungo, avrei perlomeno meno tempo per schifarmi di me stesso, del mio mondo, delle persone che frequento e che non apprezzo, delle loro vite così aberranti che mi si parano innanzi a mo' di teatrino degli orrori, un incubo kafkiano che ricorre. per certi versi bea mi salvava da tutto questo, fino a quando non ho cominciato a provare ansia al suo cospetto, un desiderio impellente di stare bene con lei ad ogni costo. e litigavamo tanto, per sciocchezze davvero, i nostri caratteri così diversi! mi manca, mi mancano gli aperitivi in CdO, il sesso in macchina, i suoi sporadici slanci d'affetto, il suo sapore e i suoi occhi su di me. la sua sincerità disarmante, preziosa. ho eliminato gli oggetti che potessero ricordarmela e dunque ogni cosa perde contorno, e l'intelligenza non mi è d'aiuto a distinguere bene e male, le convinzioni vacillano all'oscillare delle ore, degli umori, dei colori del cielo. delle canzoni che ascolto o che skippo nervosamente, perché mi riportano in qualche modo a lei. e non sto bene, e non sto male, mi crogiolo. the dream has gone and the baby is real.


infine S. non mi portò via tutte quelle canzoni che temevo andassero perdute, e il cuore è rimasto all’incirca saldo, e il pensiero di ciò che è stato è solo una puntura di zanzara, fastidiosa, a cui cerco di non pensare; mi procura un’uggia vaga e nel corpo un torpore, passeggiando per i giardini d’estate, quando poso lo sguardo su un passante, sul singolo oggetto che riporta ad un ricordo definito, e da lì un mezzo tumulto, che vinco ma non soffoco, altrimenti dovrei ammettere una condizione di sofferenza che - perlomeno finora - latita. cosa mi rimane e che cosa ho imparato. da lei e dai suoi occhi azzurri che scintillano quando ride e tutto il volto s’illumina, dalla sua bocca carnosa e piena, di desiderio, di parole carine e fiele. cosa tiene impresso degli abbracci solitari tra un amplesso in smart e i nostri gingilli di letto; dei suoi ritardi e le mie borrite, dei luoghi visitati e stampatisi nella mia memoria solo perché c’era lì lei con me, di quando mi baciava senza eccezioni e le parole non erano un tabù, alla maniera dei bambini che dicono tutto quanto passa loro per la testa. frasi e pensieri che vorrei dire con belle parole, perché lei mi apprezzi per tutto quello che le ho dato, che ho cercato di darle, e non abbia smorfie di disappunto al ricordo di me e delle cose condivise, dei pasti porzionati dei quali puntualmente mi spettava la parte più abbondante.S. è una piccola donna che non cresce e non cessa di provare stupore e causa stupore per la sua persona bellissima, crudele a tratti, disarmante. una piccola donna che aspetta la scintilla accesa di luce e fuoco, perché lei non ha paura di rivoluzionare la sua vita, di perdere un’abitudine, di lasciarsi trascinare dalle passioni. lei è colei che incide sulla mia persona e nella mia maniera semplice di vedere il mondo, ed io sono colui che una volta vista la luce, e persala, procede a tentoni nella semioscurità, cercando di mettere in pratica la lezione.