Riflettevo, nel comporre la tracklist del tuo cd, su come talune persone mi abbiano portato via talune canzoni e non provo più per queste lo stesso piacere, la stessa adorazione, forse è il tempo che sfuma ogni cosa ma non sono le note a rimanermi impresse di primo acchito, bensì stati d’animo che risalgono come imbizzarriti dallo stomaco e muoiono in gola, forieri di una remota angoscia che torna a gingillarsi nei miei pensieri e che inevitabilmente mi rende inquieto. Sono stato nella città alta poiché pensavo che una passeggiata sotto la pioggia mi avrebbe aiutato a smaltire meglio un po’ tutto quello che ci siamo detti questa sera, pioveva ed ero piuttosto contento per questo. Vorrei scriverti qualcosa che ti rimanga impresso – mi auguro di sognarti questa notte – e poco fa attraversando diagonalmente la piazza vecchia pensavo a improbabili haiku che mi ricordassero le stesse sensazioni di quando io e te si parlava al buio, cercando di incastrare le rispettive oscurità in maniera tale che un tenue lumicino venisse a riscaldarci. Ero convinto che se anche avessi incrociato Simona per la strada non le avrei permesso di sconvolgermi la mente così come aveva fatto in passato, che fossi tu il mio unico punto fisso e mi sentivo forte per questo, al riparo tra i tuoi affetti e tutte le parole che ci siamo scambiati, vomitati addosso; un bagno di te e un desiderio duro a sopirsi, di comprensione, di condivisione di cose mie e tue e dei nostri umori, dei tuoi occhi grandi incrocianti i miei sguardi alla ricerca di atomi di felicità. Chissà che ti rimarrà impresso risvegliandoti domattina, e quali saranno i tuoi ricordi, e quali i primi pensieri su di me! Dal canto mio, nella mia spavalderia da quattro soldi, camminando mi rincuoravo del fatto che non l’avrei vista sopraggiungere all’improvviso, cogliendomi impreparato e con il nodo alla gola e mentre gli Editors mi martellavano i timpani scrutavo dalla distanza i pochi passanti alla ricerca di colei che avrei voluto evitare a tutti i costi. Un paio d’amici si sono imbattuti in me che m’aggiravo stranito e bagnato, abbiamo scambiato quattro chiacchiere, gli ho parlato della mia e della tua serata senza riuscire a rendere alcunché a parole, una mancata resa dell’idea estetica, mi sono cimentato invano a raccontare loro delle ore trascorse insieme raggranellando le briciole di quella adorazione che poco prima provavo per te. Vorrei essere più bravo nello scriverti – bada che non si tratta di una captatio benevolentiae – sul serio, ci sono sussulti dell’animo, piccoli guizzi che fatico ad elaborare in forma scritta, ragionando su me stesso, lasciando che il mio ego fluttui alla deriva solo perché a te non interessa. Il mio ego ciondolante che mi rende innamorato di te per diletto e di me stesso per natura e tutto questo a te sembra sciocco infantile e limitante.
venerdì 13 giugno 2008
high above me, she's so lovely
Riflettevo, nel comporre la tracklist del tuo cd, su come talune persone mi abbiano portato via talune canzoni e non provo più per queste lo stesso piacere, la stessa adorazione, forse è il tempo che sfuma ogni cosa ma non sono le note a rimanermi impresse di primo acchito, bensì stati d’animo che risalgono come imbizzarriti dallo stomaco e muoiono in gola, forieri di una remota angoscia che torna a gingillarsi nei miei pensieri e che inevitabilmente mi rende inquieto. Sono stato nella città alta poiché pensavo che una passeggiata sotto la pioggia mi avrebbe aiutato a smaltire meglio un po’ tutto quello che ci siamo detti questa sera, pioveva ed ero piuttosto contento per questo. Vorrei scriverti qualcosa che ti rimanga impresso – mi auguro di sognarti questa notte – e poco fa attraversando diagonalmente la piazza vecchia pensavo a improbabili haiku che mi ricordassero le stesse sensazioni di quando io e te si parlava al buio, cercando di incastrare le rispettive oscurità in maniera tale che un tenue lumicino venisse a riscaldarci. Ero convinto che se anche avessi incrociato Simona per la strada non le avrei permesso di sconvolgermi la mente così come aveva fatto in passato, che fossi tu il mio unico punto fisso e mi sentivo forte per questo, al riparo tra i tuoi affetti e tutte le parole che ci siamo scambiati, vomitati addosso; un bagno di te e un desiderio duro a sopirsi, di comprensione, di condivisione di cose mie e tue e dei nostri umori, dei tuoi occhi grandi incrocianti i miei sguardi alla ricerca di atomi di felicità. Chissà che ti rimarrà impresso risvegliandoti domattina, e quali saranno i tuoi ricordi, e quali i primi pensieri su di me! Dal canto mio, nella mia spavalderia da quattro soldi, camminando mi rincuoravo del fatto che non l’avrei vista sopraggiungere all’improvviso, cogliendomi impreparato e con il nodo alla gola e mentre gli Editors mi martellavano i timpani scrutavo dalla distanza i pochi passanti alla ricerca di colei che avrei voluto evitare a tutti i costi. Un paio d’amici si sono imbattuti in me che m’aggiravo stranito e bagnato, abbiamo scambiato quattro chiacchiere, gli ho parlato della mia e della tua serata senza riuscire a rendere alcunché a parole, una mancata resa dell’idea estetica, mi sono cimentato invano a raccontare loro delle ore trascorse insieme raggranellando le briciole di quella adorazione che poco prima provavo per te. Vorrei essere più bravo nello scriverti – bada che non si tratta di una captatio benevolentiae – sul serio, ci sono sussulti dell’animo, piccoli guizzi che fatico ad elaborare in forma scritta, ragionando su me stesso, lasciando che il mio ego fluttui alla deriva solo perché a te non interessa. Il mio ego ciondolante che mi rende innamorato di te per diletto e di me stesso per natura e tutto questo a te sembra sciocco infantile e limitante.
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